Quando si parla di età evolutiva si fa riferimento alla fascia d’età che va dalla prima infanzia fino all’adolescenza. Tale periodo, di notevole durata, prevede una serie di cambiamenti sotto vari punti di vista (fisici, comportamentali, relazionali, cognitivi ed emotivi).
Tali cambiamenti coinvolgono non solo il bambino ma anche i genitori e le figure di riferimento che, nel bene o nel male, contribuiscono allo sviluppo psicofisico del bambino.
L’intero nucleo familiare è quindi posto di fronte a una serie di “sfide” nel corso dello sviluppo, che se da un lato conducono il bambino a sviluppare nuove capacità ed abilità, dall’altro possono innescare sentimenti negativi o difficoltà che possono a loro volta portare allo sviluppo di un disturbo psicologico.
Un’ulteriore difficoltà che spesso si presenta in ambito clinico quando ci si rapporta con l’età evolutiva è che spesso il disagio presente nel bambino non viene espresso verbalmente ma attraverso il linguaggio non verbale (a livello comportamentale, corporeo ed emotivo); per cui diviene fondamentale riuscire a interpretare e riconoscere tempestivamente i segnali che il bambino manifesta.
Tra i disturbi che si manifestano con maggiore frequenza nell’infanzia e nell’adolescenza troviamo:
Secondo la letteratura scientifica, l’intervento di maggior efficacia in questi casi risulta la terapia cognitivo – comportamentale, con il coinvolgimento non solo del bambino ma anche dei genitori (in misura minore o maggiore a seconda dell’età del bambino/adolescente). I genitori devono quindi essere sostenuti nel loro ruolo educativo e affettivo in quanto sono loro i veri esperti del loro bambino.
Gli interventi psicologici in età evolutiva comprendono pertanto: